C’è stato un momento in cui la scoperta dell’opera di Galileo Galilei, lo scienziato che ha rivoluzionato la concezione dell’Universo, ha toccato profondamente il pensiero di Carlo Girardi, pittore da sempre innamorato della Natura in tutte le sue forme, influenzandone definitivamente l’opera artistica. Tale fascinazione è arrivata fino ad oggi ancora più convinta poiché “introiettata” all’interno di una sua intima riflessione che trova il fondamento nell’assoluta perfezione dell’Universo, mistero incommensurabile e inaccessibile alla mente umana. Artista introverso e sensibile, sedotto da tanta grandezza, Girardi ha sentito l’esigenza insopprimibile di rappresentare nei suoi dipinti questi mondi lontani e irraggiungibili, specchio di mondi interiori connessi al subconscio e alle grandi speranze e angosce collettive, nell’anelito di entrare in sintonia con il “Tutto”.
Non è possibile raffigurare la complessità infinita con i limitati strumenti della pittura parlando il linguaggio razionale ma solo mediandola attraverso il codice simbolico, la metafora, l’esoterismo, vale a dire l'”irrazionalità” dell’arte. Nelle sue opere visionarie, l’astratto si collega con il concreto tramite citazioni matematico-geometriche che convivono con oscuri simboli alchemici, figure poetiche, gesti nervosi e segni casuali capaci di evocare emozioni, reminiscenze, intuizioni. L’uso di un colore particolare come il verde oltremare e la preminenza del nero, struttura portante in tutte le sue opere, concorrono a evocare una profondità spaziale che rimanda a un’analoga profondità di pensiero e di spiritualità. Anche l’inserimento di elementi irregolari e sfilacciati contribuisce a sottolineare l’inarrestabile trasformazione della forma e della materia all’interno del processo creativo (artistico e cosmico). Il sogno paradossale che Carlo ha costantemente inseguito con il suo talento immaginifico, è di catturare sulla propria tela il Caos regolato dall’Ordine e l’Ordine regolato dal Caos.