ASSEMBLAGGIO

A partire dal 2020, in concomitanza con il lockdown imposto dalle norme anti Covid, mi sono dedicato prevalentemente oltre che a curare e pubblicare la rivista digitale online icsART, a sperimentare un tipo di espressione che

L’ispirazione non si è esaurita con il superamento della pandemia ma, anzi, si è arricchita di ulteriori stimoli grazie all’introduzione di materiali alternativi e 

Dalla commistione tra prodotti hi tech e materiali poveri e popolari è nato il piacere di nuove forme e colori in cui cultura alta e naive, tra arte contemporanea e arte brut che affonda le sue radici nella storia dell’uomo.

Un ritorno alla decorazione etnica che appartiene a tutti i popoli della terra, rivisitata  dalla forma mentis dell’artista d’oggi che si trova a convivere in una terra di nessuno, tra storia, tradizione e mondo dominato dalla tecnica e dalla tecnologia. In questa schizofrenia sta tutte le ragioni della crisi esistenziale dell’uomo contemporaneo che ha perso tutti i riferimenti che la Natura ha mantenuto per millenni e oggi è guidato da un potere anonimo. occulto in una corsa inarrestabile che nessuno è in grado di controllare verso un futuro che si presenta sempre meno radioso.

L’uomo è rimasto sostanzialmente la scimmia nuda  descritta da Desmond Morris o il primate che impara a usare come un’arma l’osso che ha in mano in Odissea nello spazio di Stanley Kubrick , a cui sono state date in mano le chiavi dell’apocalisse. Tutto è stato condensato in un pulsante rosso che richiede solo di essere pigiato da tre  decisori. Siamo in balia dei coglioni e non lo sappiamo. E anche se lo sapessimo, potremmo fare poco o nulla per fermare la logica che sta a monte

Siamo talmente sommersi dalla tecnologia che dopo pochi anni la buttiamo nelle spazzature perché non conviene ripararla e siamo obbligati ad aggiornarla per non perdere posizioni in una graduatoria che coinvolge ormai tutto il  mondo. Mai fino ad oggi si era raggiunta una tale qualità nella realizzazione di oggetti di massa prodotti da macchine che hanno tolleranze di centesimi o millesimi di millimetro eppure, scaduta la loro vita virtuale – non quella fisica – vengono rottamati alla pari di una qualsiasi scatoletta di tonno. Oggetti sconosciuti altamente tecnici di cui pochi comprendono le funzioni concentrare in centinaia di componenti miniaturizzati di cui l’utente  (tra cui mi annovero) coglie solo la struttura generale e le singole forme e colori. E’ da questa ultima caratteristiche che io sono sempre stato attirato perché affascinato da una composizione che richiama molto da vicino delle ordinatissime organizzazioni urbane  divise per funzioni improntate alla massima razionalità e sfruttamento degli spazi. In effetti, la progettazione di questi elementi sempre più concentrati e miniaturizzati è il punto di arrivo di una nuova area in cui si coniugano tutte le scienze moderne alla ricerca di una sintesi che pare premessa di un nuovo mondo governato dalla razionalità e dal pensiero astratto. Che le cose stiano proprio così è contraddetto non tanto dai risultati tecnici che sono eclatanti e spesso imprevedibili, quanto per l’uso che l’uomo è capace di inventare per accrescere il suo potere sulla natura e, soprattutto, sugli altri uomini.

Le schede dei computer hanno cambiato tempi, modi, velocità       ed anche qualità di gran parte delle scelte e delle decisioni  in tutti i campi, dall’istruzione, l’ingegneria, la medicina, la finanza, lo spionaggio, l’arte e gli armamenti alla sicurezza sociale fino al suo contrario, un controllo sempre più capillare e penetrante. Un drone può realizzare magnifiche fotografie di bellezze naturalistiche oppure ascoltare le nostre conversazioni  sparare un missile guidato da impulsi elettronici su un obbiettivo selezionato dal cielo.

E, dato che l’intelligenza umana è limitata e i dati forniti in tempo reali sono sempre infiniti, la soluzione più logica è sembrata quella di delegare gran parte della loro selezione e analisi a una intelligenza artificiale l’unica in grado di garantire un approccio e i tempi quantitativo mantenendo – fino ad ora – il processo decisionale all’uomo in un rapporto simbiotico in cui non si sa più chi guida chi e quanto di ciò che viene valutato “preliminarmente” dalla macchina, dipende dal programma e quanto dall’elaborazione autonoma consentita all’intelligenza artificiale.

Siamo solo all’inizio di una nuova era di cui pochi comprendono i possibili potenziali sviluppi della tecnologia…e quindi all’artista non rimane che ripensare