SCATOLE DELLA MEMORIA

A partire dall’estate del 2023, avendo chiuso definitivamente con la cura e la pubblicazione della rivista digitale online icsART, ho ripreso in mano un’idea che mi intrigava da tempo: produrre delle opere tridimensionali “chiuse” cioè contenute in un contenitore, una scatola dotata di un’autonomia e autosufficienza formale, artistica e contenutistica tale da renderla unica. L’idea non era altro che  il proseguimento di quanto avevo sperimentato quattordici anni prima con la serie dei quadri bidimensionali chiamati “Abaci” del 2009, in cui applicavo per la prima volta la poetica del frammento.

La Poetica del frammento è una concezione delle arti visuali che prevede la costruzione dell’opera non tramite un insieme organizzato di eventi e situazioni, ma tramite un mosaico di frammenti, di forme, di episodi e di tecniche rappresentative slegati fra loro. Tale poetica rifiuta quindi da subito il quadro finito come forma espressiva autonoma ed autosufficiente. Il frammento può essere una serie di oggetti liberi non necessariamente collegati tra loro. In queste esperienze di frammentismo c’è la rottura della forma chiusa e armonica propria dell’arte tradizionale del ‘900 e anche contemporanea. 

La scelta del frammento come strumento comunicativo è dovuto innanzitutto a una visione della vita confusa, parziale e soggettiva: una rappresentazione della vita unitaria e compatta è, in questa ottica, impossibile.

Gli strumenti per rappresentare la realtà devono essere i più vari e capaci di muoversi in spazio virtuale privo di confini e slegato dalla storia dell’arte propriamente detta in quanto risultante da una storia molto più personale e intima.

Alcune generiche caratteristiche della poetica del frammento sono:

  • l’autobiografismo; 
  • l’attenzione verso l’analisi dei sentimenti e degli aspetti morali della vita, tralasciando i fatti concreti; 
  • la combinazione  di elementi poetici, cronachistici, storici  in forme innovative ibride e secondo una logica più legata alla memoria, all’associazione di idee e al caso che ad una volontà di unitarietà aprioristica. 
  • La logica del frammento “ripescato” in un immenso bacino, in un repertorio infinito di forme e immagini, personali e/o patrimonio collettivo (immaginario collettivo), rielaborate secondo criteri estetici, grafici, formali ecc. 

Ogni Scatola della Memoria si presenta come un racconto ad episodi ognuno dei quali dotato di una propria autonomia e autosufficienza, collocati secondo un percorso privo di un inizio e una fine in modo che il fruitore possa procedere nella lettura e nella rielaborazione delle varie immagini secondo la propria capacità e i propri interessi. Una specie di esposizione di “oggetti” attraverso girovagare facendosi guidare solo dalla loro capacità di risvegliare ricordi, assonanze, emozioni, sentimenti, idee e considerazioni tra le più varie. Un mondo di immagini trafugate, trasportate e rimescolate che perdono i significati primitivi e ne riacquistano degli altri magari completamente diversi.

E’ dal rapporto con il contesto e con il tempo e la cultura che nasce il senso delle cose che, altrimenti, prese per se stesse, rimarrebbero prive di riferimenti e di storia.

Così come la bacheca o la biblioteca di una persona racconta il suo vissuto, così un abaco di immagini e frammenti di “cose” riporta a galla tante storie che ci appartengono e che fanno parte della storia più generale. In questo senso, non esiste un livello alto, colto e accademico e un livello basso, popolare, kitsch delle immagini rappresentate. I quadri della “grande” arte e i manifesti di propaganda, le foto di cronaca e le pin-up dei calendari, la grafica pubblicitaria e i fumetti, i quadri dell’artista e le foto di personaggi o episodi storici, sono accostate senza priorità o valutazioni di merito ma semplicemente secondo la legge casuale che regola la vita di tutti noi. L’unico spazio che ancora è rimasto è quello di ricorrere a diversi piani di denuncia, di spiazzamento, di ribaltamento dei significati, sensi e dei valori o preudo valori ricorrendo alla satira, al non sense, agli slogan ,agli aforismi utilizzando anche la forza di alcune oggetti emblematici che raccontano o richiamano alla mente episodi dimenticati e sensazioni, concetti, lontani nel tempo e nello spazio.

Questo atteggiamento presuppone che assuma la commistione, la contaminazione come metodologia d’intervento secondo una logica globale che sia aperta a qualsiasi apporto. Non esiste solo la pittura colta sia nella storia individuale che collettiva, come ha dimostrato Warhol. Anzi, a nostra insaputa, il nostro mondo figurativo è composto, per la quasi totalità, dalle forme e dalle immagini che incontriamo costantemente sulle strade, alla televisione, nei giornali, nei supermercati, in casa. Tutti oggetti di uso comune, quotidiano che riempiono la nostra vita e la nostra immaginazione. Vediamo, fruiamo di migliaia di altri fenomeni estetici e comunicativi dinamici, eterogenei, variabili, in costante divenire. Ogni giorno, dalla più tenera età, abbiamo visto, conosciuto, amato o odiato case, macchine, fotografie, disegni, vestiti, pubblicità, mobili, cantanti, politici, cartoni animati, fumetti e tutto quanto ci circonda e che è dotato di una forma. A parte la natura “naturale”, oramai limitata a poche porzioni di territori inaccessibili, il nostro mondo è totalmente antropizzato, artificializzato e progettato dall’uomo a suo uso e consumo e, soprattutto, a sua immagine. Nella nostra mente e nella nostra memoria sono depositate migliaia di miliardi di immagini che provengono dal mondo che ci circonda e solo una piccola parte non è il risultato di un disegno più o meno cosciente. Gli oggetti, le merci, i messaggi, la comunicazione, l’informazione sono altrettanti ambiti in cui nascono, si sviluppano e muoiono continuamente fenomeni dotati di un’immagine che entrerà a far parte del nostro patrimonio personale.