Ci sono artisti che dipingono per comunicare la propria visione del mondo e, indirettamente, raccontare di sé; altri, come Luciano Civettini, che partono dal proprio vissuto per parlare anche di una realtà più generale. Civettini è un pittore il quale, dopo una lunga esperienza impegnata nella produzione di opere personali e di grande qualità in cui si riconoscono i riferimenti al surrealismo e le influenze dei maestri del moderno, in seguito a una crisi creativa, ha sentito il bisogno di abbandonare i linguaggi già sperimentati per esplorare strade diverse. Da qui il passaggio da un linguaggio astratto, colto e maturo, a un tipo di originale figurazione che fa ricorso a un ampio repertorio di immagini popolari, fantastiche, poetiche e anche kitsch, sedimentate nei suoi (e nei nostri) ricordi infantili. Animali antropomorfizzati, bambine erotiche e indifese, ragazzini volanti alieni, esseri fantastici, icone disneyane, citazioni di artisti famosi, astronauti-terrestri, parole oscure. I paesaggi e le atmosfere dei suoi piccoli dipinti ad olio sono misteriosi, indecifrabili, ambigui, surreali appunto, perché provenienti da una cultura di massa rivisitata attraverso il filtro della sua storia personale.
Cosa rappresentino i personaggi e le situazioni dei suoi quadri delicati e teneri, l’artista lo dice chiaramente: «le immagini hanno il sopravvento… una specie di autoanalisi». Come nell”automatismo psichico’ del Surrealismo in cui il processo creativo avveniva in assenza di controlli esercitati dalla razionalità in modo che le immagini potessero liberamente salire alla superficie dall’inconscio.
Dietro l’apparente ingenuità delle sue tavole favolistiche, però, si nasconde un mondo interiore più complesso e meno rassicurante che l’artista tenta di esorcizzare attraverso il sogno (i sogni son desideri?) e il ritorno alla fantasia pulita e innocente del bambino. Per Luciano «la bellezza è ‘malinconia’ e l’arte una ‘malinconica’ ossessione»: l’artista (malinconico), quindi, non può che adottare la memoria e la nostalgia quali strumenti di critica e riscatto dal presente e, forse, dal passato.