In un passato non lontano, l’artista che non sapeva disegnare non era un artista. Prima di intraprendere la pittura erano richiesti lunghi esercizi con matita e carboncino. Il disegno era (ed è) lo strumento fondamentale per insegnare a guardare il mondo e a raffigurarlo attraverso uno dei linguaggi più astratti elaborati dalla cultura visiva. Oggi sono molti gli che artisti disegnano poco e male, altri non sanno addirittura disegnare perché impreparati o interessati più ai puri contenuti che non alle forme degli stessi. E’ un grave errore perché si sta perdendo una delle abilità più importanti sviluppate dall’uomo e, in particolare, dall’arte. Per queste ragioni è bello trovare un artista come Paolo Dalponte il quale, pur possedendo un’ottima tecnica pittorica figurativa, quasi “iper-realistica”, ha scelto di privilegiare il disegno, una tecnica espressiva oggi poco valorizzata dal mercato nonostante sia sempre apprezzata dal pubblico. In effetti, le chine acquerellate di Dalponte, più che a dei disegni assomigliano a delle incisioni a bulino che possiedono il fascino delle stampe a colori che illustravano i libri antichi. Osservando con attenzione queste immagini apparentemente realistiche e dalle delicate tonalità, però, si prova uno straniamento crescente man mano che ci si accorge che nulla è quello che sembra e i soggetti disegnati assumono sembianze inaspettate e ambigue trasformandosi in tutt’altro. Attraverso il suo segno analiticamente virtuosistico Paolo osserva la normale realtà che lo circonda con l’occhio innocente e smaliziato dell’artista, reinterpretandola, reinventandola e riproponendola attraverso le sue forme realisticamente fantastiche o verosimilmente impossibili. Convinto che la realtà non esista per chi non si accontenti della percezione immediata, superficiale delle cose, ma che si manifesti solo a chi sia capace di andare oltre l’apparenza e intuire una sur-realtà parallela. Anche i suoi disegni a matita in bianco e nero descrivono nitidamente mondi dove la fantasia, priva di limiti e di vincoli precostituiti, può liberamente ribaltare il senso logico delle cose alla ricerca di altre verità.