Esiste un’arte trentina, oppure l’arte non possiede caratteristiche nazionali o locali? E non c’è alcuna differenza di storia, di cultura, di interessi, di sensibilità, tra un artista metropolitano e uno di montagna come Marco Arman, nato e vissuto in Val di Cembra? Una valle non certo ricca e facile per l’asprezza delle forre scavate dai fiumi e ridisegnate nei secoli dai terrazzamenti coltivati a vite, i vasti boschi, i sentieri ripidi e faticosi, tutti elementi che hanno formato il carattere degli abitanti e la loro visione della vita come lavoro quotidiano e fatica.
Non è un caso se l’ambiente e la natura sono le fonti primarie e infinite di ispirazione dei dipinti e anche delle personalissime sculture ambientali di Marco perché nei suoi lavori l’artista parla sempre di sè stesso, racconta il suo mondo interiore e anche la sua storia personale, ciò che ama e meglio conosce perché appreso dalla natura della sua valle e dalla vita nella sua comunità.
Il suo linguaggio in bilico tra una figurazione indefinita e un’astrazione non ricercata, lascia all’osservatore la libertà di intuire e interpretare le forme organiche rappresentate. La pennellata veloce e, apparentemente, senza ripensamenti, in cui anche le gocciolature entrano a far parte della composizione e i morbidi colori stesi a spatola dai toni caldi e delicati, danno corpo a piccole tele di vago sapore impressionista. Ecco, tutto ciò esce dalla pittura di Marco Arman: la meraviglia di fronte alla bellezza della natura in tutti i suoi aspetti, l’umiltà di fronte alle forme maestose delle montagne, l’amore per il verde vellutato dei muschi e l’ammirazione per le spaccature nervose nelle lastre di porfido rossastro e, forse, proprio questo significa essere artista trentino.