Michael Fliri è un artista polivalente che usa a proprio piacimento tutti media moderni: performance, video, fotografia, installazione quando questi gli permettano di concretizzare i temi artistici che lo affascinano. Uno di questi è la maschera, un oggetto che ha conosciuto fin da piccolo perché usato dai Krampus, esseri demoniaci che spaventano i bambini “cattivi” durante l’antica festa pagana che si svolge in tutto l’arco alpino il giorno di San Nikolaus. La sua esperienza con le maschere dalle sembianze mostruose e animalesche di questi personaggi mitologici, è stato felicemente sublimata in età adulta in un percorso creativo nel corso del quale forme, simboli e contenuti sono stati reinventati attraverso una rielaborazione artistica e poetica assolutamente personali.

Fliri si muove in ambiti fluidi, labili, “interstiziali”, con una sensibilità esasperata che lo porta a indagare e realizzare idee decisamente originali che nascono da quesiti metafisici o fantastici che egli si pone di fronte a situazioni apparentemente marginali. Ad esempio, pensare alla faccia nascosta di una maschera, cioè il retro che non si vede mai poiché appoggiato al viso, come a una maschera essa stessa, ma in negativo. Chiedersi come riprodurre materialmente quell’intervallo millimetrico d’aria che si crea tra il viso e il retro della maschera. Costruire delle maschere trasparenti (un ossimoro) con fisionomie di solidi inorganici, rocce o cristalli trovati sulle sue montagne, e indossarle mentre il respiro all’interno lentamente le appanna rendendole simili a cime innevate. Sovrapporre più maschere l’una all’altra per creare con le loro ombre immagini di figure magiche o misteriose.

Quello di Michael può apparire un approccio particolarmente radicale per il suo carattere puramente teorico ma qui interviene il suo essere artista poiché, egli “immagina idee” ma vuole anche sperimentarle – prima di tutto su se stesso – inventando tecniche, metodi e materiali idonei a realizzarle  fisicamente così da raggiungere una sintesi perfetta tra forma, concetto ed estetica. Penso che la sua aspirazione di vivere pienamente il proprio tempo – avendo però sempre come riferimento la propria identità culturale – sia la vera e unica alternativa all’arte massificata e globalizzata d’oggi.