Rosalba Trentini è artista colta e curiosa del mondo e, per ciò stesso, interessata a comprendere la realtà che la circonda, una realtà che non è data, immutabile, oggettiva, come comunemente si pensa, ma è invece una costruzione mentale, un insieme casuale e caotico che esiste nelle “cose” fuori di noi che devono essere filtrate e interpretate dalla coscienza di chi le guarda.
Nel caso di Trentini, il suo approccio alla realtà è sempre accompagnato da una sensibilità che carica le ‘cose’ osservate di una componente emotiva che consente di attribuir loro un senso più profondo. Come nelle sue prime tele, caratterizzate da un acuto realismo analitico – frutto di una perizia pittorica non comune – in cui riesce a trasmettere l’atmosfera dei luoghi, grazie alla naturale e intensa empatia che le permette di entrare in risonanza con le vite di coloro che li hanno abitati e raccontarle tramite i vecchi ambienti e oggetti abbandonati.
Siccome è artista autentica, però, Trentini non si accontenta di essere identificata da questo suo stile personalissimo, ma ama sperimentare sempre linguaggi e tecniche nuove per esprimere il proprio punto di vista anche su realtà meno connotate, come quelle delle aree industriali da cui è irresistibilmente attratta. L’artista esplora i grandi luoghi di lavoro, di fatica, di sfruttamento – in funzione o dismessi – i monumenti dell’era moderna, perché vede in questi edifici diroccati o degradati, non tanto e non solo degli affascinanti reperti di archeologia industriale, quanto testimonianze vere e commoventi delle esistenze degli uomini i quali – per conquistarsi il diritto di vivere – hanno consumato la loro vita in ambienti di lavoro insalubri e pericolosi.
Esiste, però, un altro filone che prevede anche una dimensione più intima e poetica in cui Rosalba si abbandona a un’ispirazione che deriva direttamente dai profumi, dagli oggetti personali e dai ricordi risvegliati (e rivelati) da istantanee o vecchie fotografie di famiglia. Una “recherche du temps perdu” che l’accompagna nei suoi viaggi nel tempo e nello spazio attraverso storie di persone – vere o immaginate – che lei raffigura in immagini altamente suggestive.