Tutta l’arte è astratta – anche quella figurativa, e anche le opere di Gotthard Bonell che «si considera un pittore di vecchia scuola», poiché esse trascendono il datato e stucchevole dibattito tra astrazione e figurativo, dove la prima si vorrebbe sinonimo di “modernità” e l’altro di “passatismo”, dimenticando che l’astrattismo – nato 110 anni fa – é ormai passato remoto.
Bonell, invece, ha scelto di ritornare alle radici dell’arte stessa – raccontare ed emozionare attraverso le immagini – senza porre limiti prestabiliti alla propria ricerca o doversi vincolare ai diktat del mercato. A chi, come lui, padroneggia magistralmente le tecniche pittoriche, la figurazione consente di spaziare con la massima libertà e sperimentare tutti gli stili, classici, moderni e astratti.
Egli ci parla della vita attraverso la rappresentazione della realtà reinterpretata e sublimata tramite un personale linguaggio materico strettamente connesso alla terra e all’immanenza della natura che conferisce ai suoi lavori un senso di antico e nuovo allo stesso tempo. Come nel caso dei suoi ritratti, un genere oggi poco diffuso, che grazie al talento naturale unito a una sensibilità empatica, gli permettono di cogliere insieme alle sembianze anche la personalità del soggetto. Oppure le montagne inquadrate con tagli audaci che le rendono simili a organismi viventi o a decostruzioni cubiste viste dall’alto. E così anche con le nature morte, oggetti comuni trasfigurati in presenze surreali e fantasmatiche: le forme in cuoio nero, ambiguo e sensuale, diventano pelle e corpo umano. Nella sua pittura si respirano Eros e Thanatos: la vitalità fisica dialoga con la morte – reale – non simbolica o mediata da facili allegorie, catturando l’osservatore e costringendolo ad ammirare e, allo stesso tempo, meditare di fronte alla loro forza espressiva. Le modalità con cui Gotthard affronta ogni tema rivelano uno spirito irrequieto in cui convivono profondità introspettiva e una vena di malinconia romantica (come rivela anche il suo amore per i Lieder di Schubert), sentimenti che sono alla base della sua costante ricerca di quell’armonia generale che solo l’arte può dare.