L’opera in ceramica, pur essendo una delle espressioni artistiche più antiche, non è sempre di facile collocazione poiché si pone a metà strada tra l’artigianato, la scultura, la pittura, il design, e molto spesso riassume in sé tutte queste discipline. Confrontando tra loro artisti che lavorano la ceramica, infatti, si osservano filosofie, tecniche e approcci molto diversi che discendono direttamente, oltre che dal linguaggio personale, anche dalle infinite potenzialità che offre l’argilla, una “terra” strutturalmente polimorfa e proteiforme.
Gianni Anderle, divenuto ceramista ‘quasi per caso’ circa 20 anni fa, ama approfondire tutte le proprietà di questo materiale, sia nella fase di ideazione e modellazione manuale, sia in quelle più tecnologiche del rivestimento con gli ossidi e cottura con l’azione del fuoco. Momenti, questi ultimi, capaci di suscitare in lui ogni volta la meraviglia dell’esordiente quando il pezzo esce dal forno. Egli è intimamente spinto a spaziare senza vincolarsi aprioristicamente a un preciso filone estetico, in una logica di sperimentazione continua che forza i limiti per arrivare a forme originali.
Nel suo rapporto con la materia si percepisce la tendenza a privilegiare un linguaggio svincolato dal rigore della geometria che viene esaltato poi mediante decorazioni dai colori decisi e vivaci accompagnati da interventi di matrice gestuale che valorizzano la struttura compositiva e la componente simbolica. Anche se nei suoi lavori si possono cogliere influssi e contaminazioni provenienti da varie correnti artistiche, dall’informale al dripping, dal Surrealismo lirico allo spazialismo, in lui forma e colore si muovono sempre all’unisono in un’appassionata ricerca della sintesi perfetta. Gianni continua ad essere affascinato dalla materia con cui lavora perché essa mantiene la promessa di assumere tutte le forme che la sua fantasia possa concepire: non è forse questa l’essenza dell’arte?