Dopo aver esplorato le pratiche artistiche più avanzate, performances, installazioni, fotografia, video, ed essere stata a lungo indecisa se dedicarsi al teatro, Barbara Tavella è ritornata al primo amore, la pittura (appresa fin da bambina dal padre restauratore). Conclusa l’Accademia di Brera ha cercato un proprio linguaggio personale nella Storia: le avanguardie, il surrealismo, il dadaismo, approdando infine al collage, una tecnica cubista ricca ancor oggi di enormi potenzialità. Dopo aver praticato per anni e con successo una pittura raffinata ben connotata e riconoscibile, Tavella ha iniziato un processo di distanziamento dall’arte “colta” in un lento percorso di evoluzione-emancipazione che privilegiasse una creatività risultante dall’esperienza e il vissuto dell’artista, un’arte come autoanalisi coinvolgente e liberatoria per affrancarsi dal conformismo estetico dominante.
La riduzione degli ambiti della pittura e una radicale semplificazione e rarefazione del linguaggio esprimono una ricerca dell’essenza come ritorno alle origini dell’arte stessa. I suoi dipinti hanno subìto una metamorfosi radicale che li ha man mano alleggeriti e svincolati dalla coerenza formale, stilistica e compositiva emancipandoli dai linguaggi codificati, passando a una rinuncia della pittura “colta” per abbandonarsi a una creatività che scaturisca dall’inconscio. Barbara dipinge su tele libere senza telaio lasciando i bordi sfrangiati, con colori a olio brillanti e luminosi, quasi fosforescenti, molto diluiti così che la texture delle pennellate irregolari e le inevitabili gocciolature entrano a far parte della composizione. Il soggetto non nasce più da un pensiero che lo precede e lo prefigura, ma “viene alla luce” in corso d’opera – quasi all’insaputa dell’autore – quando ricordi, figure, testi si palesano sulla tela in pura poetica surrealista. Le sue opere si popolano di strani esseri antropomorfi fluttuanti che emergono dal fondo, forme fantasmatiche sproporzionate, animali con sembianze umane, corpi femminili deformati che si muovono alla ricerca dei loro arti dispersi in uno spazio. onirico. L’aver rifiutato la bellezza convenzionale per avventurarsi in nuovi territori sconosciuti, è la scelta coraggiosa di un’artista libera interessata, innanzitutto, a scoprire se stessa tramite la pittura.