Come non esiste un solo tipo di pittura, così anche la fotografia comprende al suo interno innumerevoli generi che esprimono i diversi interessi dei loro autori: fotoreportage, fotoritratto, fotografia pubblicitaria, sportiva, naturalistica, documentaria, scientifica ecc. La formazione sociologica di Luca Chistè lo indirizza a un approccio alla fotografia che non esiterei a definire “analitico”, nel senso che egli si pone di fronte alla realtà spinto dall’interesse di indagarla e decodificarla tramite sia gli strumenti concettuali “classici” che quelli visivi specifici della disciplina, o come scrive: «Documentare, interpretando». Coerentemente, chiarisce che scambia una fotografia “interessante” con dieci “belle” e, per evitare il termine troppo pretenzioso di “artista”, preferisce definirsi un “artigiano”.
Ottimo conoscitore di tecniche storiche e moderne (oltre che insegnante delle stesse), ama fotografare con apparecchi di grande formato per ricercare la massima qualità sia in fase di ripresa che di stampa. Come i grandi maestri, nutre una vera passione per l’essenzialità astratta e radicale delle immagini in bianco e nero che gli consentono di sperimentare in camera oscura. Ogni suo lavoro si colloca sempre all’interno di un progetto che segue rigorosi percorsi narrativi: sia che scatti fotografie di ambiti settoriali molto strutturati come l’architettura o il paesaggio urbano (Albere, Marilleva, Berlino), oppure esegua ritratti, Luca li inserisce in un discorso coerente e finalizzato a un’analisi umana (i malati di Alzheimer) o ad uno studio socio-antropologico (gli Alpini). Anche la montagna e i suoi abitanti (Vallarsa, Monte Bondone), sono oggetto di servizi che rientrano all’interno della sua ricerca di un filo conduttore comune a realtà sociali molto diversificate.
A questi lavori professionali si accompagna anche una produzione “artistica” più creativa (il Brenta) e di altri generi fotografici in cui Luca dimostra di eccellere dato che il suo talento gli consente di spaziare e di esprimersi sia con forme di reportage sul campo (Terremoto, Kapadokya) che di innovazione tecnologica come le riprese di paesaggi dall’alto effettuate con il drone.