La prima caratteristica delle opere del trentaseienne David Aaron Angeli che colpisce l’osservatore, sono le loro dimensioni, piccole, piccolissime, da tenere in un palmo di mano, una via di mezzo tra una mini scultura, un soprammobile e un monile. La seconda, sono i soggetti particolari che appartengono al suo repertorio formale: personaggi mitologici, animali, idoli, forme antropomorfe, testine e maschere simboliche che ricordano i reperti archeologici provenienti da antiche civiltà. Infine, la terza particolarità, è data dal materiale che Angeli utilizza per costruire pazientemente le sue fragili figurine: la cera, naturale, translucida e color ambra oppure, nera e liscia come l’ebano. Sostanza base dell’oreficeria con cui si realizzano i modelli da cui ricavare gli stampi per le fusioni a cera persa, viene proposta dall’artista come materia dotata di autonomia espressiva per le sue qualità plastiche e cromatiche intrinseche. Le minuscole opere realizzate con questa tecnica si caricano di un’aura etnica di civiltà lontane che si accompagna, al contempo, a un senso di fragilità che spinge a trattarle con l’attenzione e la delicatezza riservata agli oggetti preziosi.
Questi riferimenti complessi riflettono il bisogno di David di “fondare” le sue creazioni sui grandi miti che sono alla base della storia dell’Umanità e tuttora presenti nell’inconscio collettivo, iniziando un viaggio alla ricerca degli archetipi che ci mantengono legati al Passato. Oggi le sue forme, seppur ancora radicate nella cultura alta, non fanno più parte della nostra vita quotidiana poiché affondano i loro significati in simboli che per millenni hanno guidato e governato la visione del mondo ma ormai (apparentemente) sostituita dalla scienza e dalla tecnologia. La scelta di percorrere strade atipiche gli ha permesso di differenziarsi dagli ambiti conosciuti ritagliandosi un proprio linguaggio artistico molto personale e identificabile, sicuramente suscettibile di fecondi sviluppi.