All’interno del nomadismo culturale teorizzato negli anni ’60 dalla Pop Art, un patrimonio dell’immaginario popolare come il mondo dei fumetti e dei cartoon ha rappresentato una infinita fonte di stimoli creativi. E’ a questo sterminato archivio visivo-ideologico che attinge Laurina Paperina – coerente ma consapevole figlia dell’universo mass-mediologico del suo tempo – appropriandosene liberamente per trarre l’ispirazione e le idee che guidano tutta la sua attività artistica.
Nelle sue affollate composizioni, sintomo di un horror vacui che deriva dal rifiuto polemico di ogni gerarchia artistica e da una conoscenza enciclopedica dei protagonisti di quel mondo che lei cita, reinventa o crea ex novo, i suoi Supereroi, mostri, uomini, animali, animali-antropomorfizzati e uomini-animalizzati e oggetti alieni, coesistono e interagiscono tra di loro in uno spazio virtuale senza tempo. Paperina (la quale ha al suo attivo la laurea all’Accademia), oltre che ottima disegnatrice dal tratto immediato e deciso, è valente pittrice “figurativa” che dipinge con impegno e serietà professionale delle vere e proprie Wunderkammer popolate da esseri bidimensionali curiosi e mostruosi, interpreti di strani racconti sempre più complessi e articolati.
Caratterialmente contraria alla sobrietà, Laurina, novella Hieronymus Bosch d’oggi, rappresenta il proprio “Il giardino delle delizie della Terra” da un punto di vista del tutto personale, sempre critico, a volte innocente e ingenuo, altre esplicito e tagliente. Ama anche inserire immagini di Maestri storici e moderni, in un disinvolto e provocatorio melting pot di cultura alta e bassa reinterpretata in “stile Pape”: un insieme di ironia, dark, fantasy e noir, il tutto condito con un po’ di goliardia splatter, tarantiniana ma innocua, alla maniera di Grattachecca e Fichetto dei Simpson. Opere coloratissime, ricche di citazioni e rimandi non sempre di facile decodificazione, in cui storie demenziali, impegnate, divertenti, paradossali, raccontano di una Weltanschauung già ben definita.