Le opere di Luigina Lorenzi possiedono il grande pregio di colpire l’osservatore e attirare immediatamente la sua attenzione: si intuisce che si tratta di un’artista che possiede il dono naturale di saper dipingere e disegnare. Ma questo suo talento si coniuga con le altre due peculiarità che la distinguono dalla vasta platea degli artisti figurativi rendendola completa e, a suo modo, unica: i temi assolutamente particolari che affronta e la tecnica pittorica del tutto personale con cui li realizza.
Caratteristica più evidente dei suoi dipinti è la costante presenza del corpo umano nudo, reso in modo mirabile nella sua anatomia, seppur spesso rappresentato in chiave mitologica secondo canoni compositivi classici. Le figure, simili a onde o ad alberi nella tempesta, si piegano, si intrecciano, si divincolano, si contorcono in una estenuante lotta primordiale il cui tema centrale è la comunione totale, fisica, psicologica, simbolica, tra gli elementi naturali e l’uomo riportato alla nudità dello stato originario, archetipo della nascita da Madre Natura: un organismo alla ricerca della propria libertà che deve lottare con fatica e dolore per esistere ed esprimere il proprio Io nel mondo.
Eros e Thanatos si intrecciano indissolubilmente perché nella concezione esistenziale e artistica di Luigina non c’è soluzione di continuità tra le due realtà, l’una parte dell’altra. Un approccio il suo, non tanto mentale quanto emozionale, un sentirsi intimamente parte di un processo di metamorfosi che avviene attraverso continui passaggi di stato. La sua visione panica altamente drammatica è supportata da una pittura altrettanto potente che rende scultoree le forme dinamiche che attraversano la tela grazie a una perfetta tecnica chiaroscurale dai caldi colori delle terre.
Nudità, sensualità, sessualità sono le tante espressioni della stessa energia vitale che, forse, solo un’artista donna può comunicare in un modo pienamente in sintonia con la natura umana.