Potrà sembrare strano, ma molta pittura astratta è più affine alla musica (la più astratta delle arti) che alla pittura figurativa: mentre quest’ultima fa sempre riferimento a dei contenuti e a delle forme esplicite, l’arte astratta è autoreferenziale, parla di sè e del suo linguaggio. In questo senso, il colore e le sue modulazioni sono come suoni che vibrano sulla tela ed entrano in risonanza con l’osservatore suscitando emozioni, empatia e piacere estetico. Non concetti. L’arte astratta non si deve capire ma si deve “sentire” attraverso gli occhi.
Romano Furlani è un poeta del colore perchè attraverso i suoi delicati e luminosi acquerelli riesce a comunicare il suo mondo interiore e gli stati d’animo senza dover ricorrere ad altro che non sia il pigmento utilizzato in mille modi e sfumature. La sua è una pittura di astrazione pura, “naturalistica”, ma non in quanto raffiguri una realtà fisica ma perché, affidandosi completamente alla parte emozionale, esprime in modo diretto e non mediato il senso del meraviglioso che si prova di fronte alla bellezza della natura. Le gamme delle sue tinte trasparenti e cangianti, tenui o vivacissime, le fasce fluttuanti, le ampie pennellate liquide sovrapposte, più vicine alla meditazione Zen che non alla pittura informale o gestuale, coinvolgono chi sappia accostarle con l’occhio sgombro da sovrastrutture mentali e sia capace di provare lo stupore di fronte all’essenza delle cose.
In fondo, è una pittura “naturalistica” anche perché Romano ha conquistato tutto da solo, cercando, provando e riprovando: ogni sua opera nasce da una faticosa ricerca intima che gli ha permesso di essere “naturale”, leggero, libero dal peso delle convenzioni dell’arte ufficiale.