Flavio Marzadro è uno dei (pochi) rappresentanti in Trentino della cosiddetta “arte pubblica”, un termine recente ma molto ampio che comprende le attività più diverse. Nel corso dell’intervista si definisce “artivista”, la fusione tra artista e attivista, chiarendo bene quale sia il suo punto vista: non si ha arte pubblica se non si opera sul pubblico, con il pubblico, per il pubblico.
Flavio, proprio per la sua formazione culturale, studi di sociologia, urbanistica, architettura e arte, ha progressivamente elaborato nel corso delle sue esperienze in giro per il mondo una propria visione personale e socialmente impegnata sul ruolo dell’artista e sulla funzione dell’arte. Il suo approccio a quella che si definisce creatività è anzitutto concettuale perché è prioritaria in lui la volontà di “fondare” l’atto artistico su un pensiero forte e un coinvolgimento fisico con il territorio e con il contesto sociale, antropologico e, non ultimo, politico. Per queste ragioni, nelle sue opere e performance, esiste sempre un’analisi a monte, a cui segue l’azione singola o collettiva finalizzata, soprattutto, a un messaggio: “Come artista-sociologo, la mia arte è messaggio”.
Particolarmente interessante e piacevole il ciclo dei “decalchi”, impronte di vere pavimentazioni storiche (ottenute avventurosamente nottetempo), originati non tanto dalla bellezza innegabile del supporto, quanto dall’attribuzione alla realtà concreta della lastricatura del significato di “opera d’arte pubblica” creata dalla comunità stessa. L’accento è messo più sull’aggettivo “pubblico” che sul sostantivo “arte”, che si dà per scontata; da qui, l’ottimistica convinzione di Marzadro: “L’artista è oggi chiunque creda di esserlo e si metta a farlo”. Va comunque preso atto che, al di là della bontà delle sue idee socio-politiche, in tutte le opere di Flavio si riconosce sempre quell’attenzione e sensibilità verso la qualità estetica che, nonostante tutto, rimane indispensabile nell’arte.