Il quadro è metafora dell’esistenza” scrive Giuseppe Debiasi. Forse è per questo che la sua pittura espressionista non lascia mai indifferenti gli osservatori i quali, di fronte ai dipinti in cui prevale la forza vitale immediata, a volte violenta, il gesto istintivo e veloce, il suo mettere a nudo l’anima, non possono non rimanere coinvolti emotivamente.
La sua è un’arte informale nella quale l’esaltazione dell’inconscio avviene attraverso l’assenza di controllo razionale da parte del pittore e tramite le possibilità espressive dei colori e la dinamica gestualità libera di espandersi sulla tela. Il segno nasce da un impulso legato alla non premeditazione del gesto pittorico e dei movimenti eseguiti dall’artista nel momento in cui realizza l’opera, la quale si basa soprattutto sull’improvvisazione e sulla velocità d’esecuzione.
Fondamentale non è l’opera in sè, quanto l’atto del “processo di creazione” della stessa.
Il colore ha una consistenza materica tangibile e corporea, ha massa e spessore e viene steso a strati con le dita e le mani. Anche l’uso di materiali trovati, presi dal mondo esterno, è pratica corrente: “Il quadro non è bidimensionale, e quindi illusione, ma tridimensionale cioè realtà viva, da toccare con mano”. Tutto concorre alla tensione che l’artista vuole esprimere in quel momento sulla tela.
La poetica di Debiasi nasce dal rifiuto della forma e da una sfiducia nella razionalità e nei valori di una società conformistica: “La vita non è geometrica, ma liquida e l’arte non è calcolo, ma macchia”. L’arte deve nascere da dentro e non può essere “imparata” come uno stile o una tecnica: è un modo di essere. La sua costante volontà di ricerca unita ad una continua sperimentazione tecnica e materica, hanno trovato espressione in numerosi cicli pittorici, anche molto diversi tra loro, ma sempre caratterizzati da uno stretto rapporto con la storia della sua terra e, in particolare, con la Natura intesa come fonte infinita di vita e di bellezza e, in ultima analisi, di Arte.