Chiedo nell’intervista, se esista un punto di vista femminile nell’arte. L’artista afferma decisamente che l’arte non ha genere, che non esiste alcuna differenza tra un’opera di un pittore e di una pittrice. Eppure, osservando i dipinti di Rosanna Cavallini, non si può non rimanere colpiti dal suo “approccio“ ai problemi e dalla sua sensibilità del tutto particolari nel rappresentarli.
Spesso, per ragioni legate al polliticaly correct, si tende a negare le differenze negando con ciò diversità non solo culturali storiche ma anche psicologiche che non possono non incidere nella visione della vita e del mondo. Infatti, l’ironica immagine di copertina: “Pallone gonfiato”, non può che essere il punto di vista di una donna perché, se dipinta da un uomo, perderebbe tutta la sua carica provocatoria.
D’altra parte, se si analizzano i lavori storici di Rosanna fino all’incirca agli anni 80, la forza, la vitalità, il coraggio e la capacità di provocazione che esprimono non corrispondono certo all’idea tradizionale di dolcezza che si suole attribuire al cosiddetto “gentil sesso”. Da questa dualità dell’animo che sa essere sensibile e delicato e, contemporaneamente, forte e deciso, quasi crudo nella sua voglia di denunciare le ingiustizie, sta la forza di un’artista, uomo o donna che sia. La capacità di comunicare sia la propria indignazione per il male, sia la speranza per un mondo più bello e, quindi, più giusto, stanno alla base del ruolo di un intellettuale che non si interessi solo al suo “particulare”.
Rosanna Cavallini ha utilizzato lo strumento della pittura per osservare il mondo e, soprattutto, sè stessa; per descrivere con una figurazione personale ciò che la indignava e ciò che la portava in una dimensione altra, estetica e surreale, in cui era possibile distaccarsi dalla realtà delle cose.
Allora diventa chiara la sua risposta: “Per me l’artista è colui che ha raggiunto il cielo”.