Da dietro la vecchia scrivania nascosta da pile di corrispondenza, fascicoli, libri e riviste continua a dirigere la sua creazione preferita. Sergio Bernardi ha fondato la rivista Uomo Città Territorio (acronimo, UCT) più di 35 anni fa e, da allora, non l’ha più abbandonata né delegata a nessun altro. Questo, però, non è il suo primo amore e forse, neanche il più grande. Sergio, infatti, nasce pittore e, nonostante gli impegni, la sua vera passione è stata e rimane l’arte. Compatibilmente con il tempo cui riesce a dedicarvisi tra un numero e l’altro di UCT o un nuovo libro della sua casa editrice. L’arte, però, rispetto a UCT, ha un fascino tutto suo e cioè di non essere assoggettata a vincoli, né a scadenze o committenti e, soprattutto, a contenuti prefissati. Parlo di arte e non di pittura perché Sergio ha attraversato numerose stagioni che lo hanno visto sperimentare quasi tutti i maggiori linguaggi dell’astrazione con incursioni anche nella scultura e nelle installazioni.
Sarà per la sua prossimità ad altre forme d’arte come la musica, la letteratura, il teatro o solo per il fatto di essere un trentino-modenese che ha mantenuto il carattere più estroverso delle sue origini, che le sue opere sono ancora sanguigne, vivacissime, fortemente espressive, composte da gesti veloci e nervosi. E sarà anche per quella sua vena polemica e per l’altro suo grande interesse, l’impegno sociale, che gran parte delle sue opere sono improntate ad un forte carica di denuncia morale e politica. In queste sue convinzioni, Sergio è rimasto un figlio dei suoi tempi visto che, oramai da diversi anni, l’impegno sociale è ‘passato di moda’ nell’arte.
Ma, coerentemente con i cicli e ricicli storici, è facile prevedere che anche i giovani artisti d’oggi riscopriranno quei temi che stanno ridisegnando loro un futuro sempre più nero.