Pietro Verdini è nato nel 1936, eppure, e non è assolutamente piaggeria, la sua vitalità, la sua curiosità e la sua forza fisica, farebbero invidia a un giovane, e queste caratteristiche sono tutt’altro che secondarie nel suo fare arte. In effetti, Pietro è un “personaggio”, un artista a tutto tondo e un pittore che possiede la sua ‘materia’ con una conoscenza e una coscienza invidiabili. Sentire le sue storie e vedere i suoi dipinti, equivale a vivere un’esperienza di altri tempi quando la Storia era tramandata solo attraverso il racconto orale e i grandi dipinti e affreschi costituivano la fonte dell’immaginario di una comunità. “Noi di Gragnola siamo così” è una sua frase ricorrente per spiegare strane regole di vita, comportamenti primitivi e sentimenti anarchici altrimenti incomprensibili.
In Verdini, infatti, è sempre presente la memoria, precisissima, ossessiva, di tutto il suo passato: “mi scorre davanti come un film”. E i personaggi, i luoghi, gli ambienti delle sue narrazioni si ritrovano tutti nelle forme simboliche archetipiche dei dipinti bianchi-neri-blu. Grande affabulatore, con poche frasi e dettagli apparentemente secondari, accompagnandosi con voce, mimi e gesti da attore consumato, descrive le sue esperienze di vita rendendole avventure incredibili che stupefanno l’ascoltatore.
Ma, quanto Pietro è esuberante, sanguigno, eccessivo e strambo nella vita, tanto è delicato, sobrio, misurato, dolce, malinconico nella sua pittura.
Io sono la mia pittura!” dichiara.
E, forse, in quelle ombre nere si legge la coscienza dolente del destino dell’Uomo.