Editoriale

In questo numero presentiamo l’opera e il pensiero di Pietro Verdini, pittore decano di FIDA-Trento e “pensatore” estremamente originale e anticonformista. Non un intellettuale in senso stretto (lui odia gli intellettuali!), quanto un osservatore dalle fortissime convinzioni e refrattario ai compromessi. Da questa sua visione primitiva, proudhoniana (il rifiuto di ogni tipo di potere al di sopra dell’individuo), deriva la sua ricerca pittorica fuori dal tempo e dagli stili (l’autorità) che lui pratica con la fatica e la pazienza di chi deve realizzare le cose “a regola d’arte”. In una persona così energica, sanguigna, spesso eccessiva, si comprende come questi racconti per immagini che comportano un grande impegno psicologico e fisico, rappresentino una sorta di arte-terapia la quale, attraverso una dolorosa auto analisi porta alla luce il suo vissuto. Nelle forme che si ritrovano nelle sue tavole e che lui definisce “le forme inseguite”, i significati nascosti sono molteplici in un continuo intrecciarsi di cultura alta e ricordi personali, il tutto mediato dalla sapiente capacità manuale e tecnica. Infatti, il suo sistema pittorico tonale, apparentemente semplice e naive per l’uso di soli tre colori, il nero, il blu oltremare e il bianco è, in realtà, il risultato di un lavoro lungo e faticoso. I colori sono ‘tirati’ sulla tavola di legno fino a raggiungere mediante la continua sovrapposizione di velature trasparenti, una superficie chiaroscurale naturalmente translucida capace di esaltare la profondità dei soggetti con effetti ottici che richiamano i bassorilievi.
Ancora oggi Pietro ritorna sui vecchi quadri correggendo dettagli minimi che solo a lui sembrano non soddisfacenti, oppure rifacendoli due-tre volte in una costante ricerca del suo ideale di armonia generale. I suoi dipinti possiedono una immediata “riconoscibilità” anche in mezzo ad altri mille, e già solo questo basterebbe per collocarlo tra i veri pittori.
L’altro tema affrontato in questo numero interessa e coinvolge – direttamente o indirettamente – migliaia di artisti. L’occasione per parlarne è fornita dalla pubblicazione da parte della Sovintendenza per i Beni Architettonici del libro “Il 2% per l’arte in Provincia di Trento – Dal 2000 al 2010”. La legge del 2% ha dimostrato la sua validità perché ha portato in luoghi, altrimenti penalizzati da problemi economici o culturali, le idee e il linguaggio del moderno e questa prassi, seppur dagli effetti non immediatamente quantificabili, è un piccolo seme che contribuirà a far crescere nuove mentalità anche nelle comunità periferiche.
Ebbene, su questa legge che ha permesso di realizzare o acquistare su tutto il territorio trentino centinaia di opere e sulla stessa gestione del mondo dell’arte, sarà importante iniziare una discussione tra l’Assessorato Provinciale alla Cultura e le associazioni culturali per cercare di collaborare alla costruzione di un nuovo sistema organico di diffusione e valorizzazione dell’arte in una realtà in continua trasformazione.