SILVANO NEBL E L’ACQUA

Paolo Tomio

Non è facile scrivere di Silvano Nebl senza averlo conosciuto personalmente ma sono convinto che le opere di un vero artista parlino per lui e di lui e penso che tutti siano in grado di provare emozioni profonde di fronte a dipinti come i suoi che parlano il linguaggio della pittura universale. Anche se i temi che vi sono rappresentati possono apparire specifici di un territorio di montagna, il loro messaggio è così immediatamente leggibile che chiunque vi può cogliere sia il senso di piacere e pace interiore sia l’adesione etica ed estetica che l’artista voleva comunicare. In questo senso, Silvano Nebl è uno degli ultimi rappresentanti di quella concezione intimista e romantica dell’arte che è andata estinguendosi con l’avanzare delle idee nate cent’anni fa con le avanguardie che, in nome del mito ingenuo e nichilista della Modernità, diffidavano del naturalismo e rifiutavano il concetto di Bellezza.

Osservando i suoi quadri, non si può non apprezzare la freschezza e la modernità dei luminosissimi oli e dei vellutati disegni a pastello in cui canta la sua montagna e la sua terra, in ogni dipinto si intuisce l’amore profondo per quel mondo da cui trae la sua forza tranquilla. Da autodidatta, Nebl ha dovuto cercare e sperimentare da solo per arrivare a ideare un proprio linguaggio assolutamente personale e riconoscibile in cui figurazione e astrazione riuscissero a convivere permettendogli di descrivere a suo modo la luce filtrata dalle foglie multicolori, i vasti paesaggi come i luoghi più segreti ed emblematici della sua valle, i riflessi dell’acqua nei laghi e nei fiumi di montagna. I suoi dipinti ad olio e i pastelli su carta nascono dall’intima necessità di raccontare un momento particolare di comunione spirituale con la bellezza del creato sempre protagonista di tutte le sue opere, come a dimostrare che solo dentro di essa si trova il senso della vita.

L’artista affronta, grazie all’innato talento unito a una tecnica pittorica perfettamente controllata, ogni tema naturale restituendolo in tutta la complessità delle forme e dei colori sempre cangianti. La sua tecnica di scomposizione dei colori è concettualmente simile a quella dei pittori divisionisti ma, contrariamente agli impressionisti i quali lavoravano ‘en plein air‘ per poter cogliere e riprodurre velocemente sulla tela le loro sensazioni, oppure ai puntinisti, interessati a ricercare in studio le tecniche scientifiche di scomposizione e acquisizione della luce e dei colori, Nebl è già inserito nella modernità. L’artista ha assimilato e introiettato le scoperte divisioniste e le piega a suo favore in funzione di ciò che più gli interessa dipingere: la natura. Esegue le fotografie a colori dei luoghi e dei momenti che lo colpiscono e dopo, nel suo studio, rielabora e reinventa liberamente il soggetto fissato. Il passaggio è importante perché la sua non è una figurazione fondata su impressioni rapide e neanche il risultato di un approccio teorico meccanicamente calato sulla realtà, ma un’operazione culturale di indagine metodica e analitica svolta mediante gli strumenti pittorici, finalizzata a penetrare il mistero della bellezza del mondo.

Nebl è stato giustamente definito il “pittore dell’acqua” per la sua ininterrotta ricerca che più lo avvicinava alle teorie puntiniste, sul complesso soggetto dei ‘riflessi dell’acqua’, un fenomeno che ha sempre catturato e sedotto i pittori a causa delle mille luci che brillano istantaneamente sulla superficie mossa da infinite curve sinuose e in cui si rispecchiano i fondali, l’ambiente circostante e la volta celeste. E’ un evento magico, molto vicino alle illusioni ottiche poiché l’acqua, mai uguale a sé stessa, cambia di continuo il suo aspetto e, allo stesso tempo, produce un’intensa emozione estetica e poetica, quasi una sindrome di Stendhal, che obbliga anche il pittore più figurativo a perdersi dentro i meandri di una scomposizione cromatica sempre più astratta. Silvano Nebl affronta questo mistero frantumandolo in migliaia di piatte pennellate di colore pastoso, simili a tante tessere del mosaico, accostate e sovrapposte in un fitto reticolo che, man mano che si osservano allontanandosi, restituiscono un’immagine sempre diversa. Risolvere il mistero dell’acqua è impossibile perché essa è viva e in perenne trasformazione, capace di cambiare stato, forma e colore; l’acqua è il Tutto, l’alfa e l’omega della vita e, perciò, si capisce quanto l’artista subisca il fascino di questo liquido vitale simbolo sacro in tutte le culture, di cui conosce a fondo tutte le implicazioni per gli esseri umani, le piante, gli animali e la stessa terra.

Se il fine dell’arte è quello di dare emozioni e piacere per contribuire a migliorare l’uomo, allora Silvano Nebl è sicuramente riuscito nel suo impegno.