Nel panorama artistico trentino, Livio Conta ricopre un ruolo del tutto particolare.
Artista a tutto tondo, è ottimo scultore dallo stile personale e potente con qualsiasi materiale: legno principalmente, ma anche pietra, bronzo, ceramica; è un bravissimo pittore che padroneggia tutte le tecniche, comprese quelle incisorie; possiede perfettamente il disegno con cui riesce a rappresentare con pochi e sintetici tratti studi di persone e bozzetti di sculture; realizza opere in mosaico, in acciaio, in vetro come nelle enormi vetrate della cattedrale di Tirana. Insomma, un artista completo – come quelli di “una volta” – per intendersi, capace di fare tutto da solo ma, allo stesso tempo, sempre attento al nuovo e interessato a ricercare e sperimentare.
Personaggio tutto d’un pezzo (come si conviene ad uno scultore) perchè, dopo aver vissuto a Parigi, Milano e molto viaggiato, ha deciso di ritornare alla sua terra d’origine stabilendosi a Monclassico, in Val di Sole, rinunciando così ad un successo più facilmente raggiungibile per privilegiare il rapporto con le proprie radici. Nonostante il suo essere distante dai circuiti artistici e commerciali – o forse proprio per questo – Livio è riuscito a sviluppare e approfondire un suo mondo espressivo personale assolutamente riconoscibile e apprezzato che gli ha permesso di portare le sue opere in tutto il mondo. Non credo di sbagliare dicendo che è l’artista che più ha lavorato fuori del Trentino mantenendo sempre, però, quella sua caratterizzazione che ha colpito anche il Maestro Benedetti Michelangeli, diventato suo grande amico ed estimatore.
Nel mercato artistico finanziarizzato d’oggi in cui capacità, competenza, impegno, coerenza, sono qualità marginali e sottomesse alla provocazione, alla moda e alla produzione di continue novità, Livio Conta rimane esempio di una serietà artistica e professionale sempre più rara.